Azienda Pavone: l’evoluzione della tradizione tra agricoltura, olio e accoglienza

Lorenzo Pavone

Azienda Pavone: l’evoluzione della tradizione tra agricoltura, olio e accoglienza

Intrivista a Lorenzo Pavone, Amministratore presso Azienda Pavone

Nata negli anni ’60, l’Azienda Pavone è oggi una realtà multifunzionale che integra agricoltura, olivicoltura avanzata e turismo esperienziale. Con 8 ettari di oliveti superintensivi, varietà selezionate e una proposta gastronomica legata al territorio, Pavone rappresenta un esempio concreto di come l’innovazione possa valorizzare la tradizione.

Qual è la storia di Azienda Pavone e come è nata l'idea di combinare l'agricoltura con l'oleoturismo?

L’azienda è nata negli anni ’60 grazie a mio nonno Vincenzo. Da allora ha attraversato diverse fasi, evolvendosi prima con mio padre e poi con me. Siamo partiti con un’impostazione prevalentemente cerealicola e ortofrutticola, ma nel tempo abbiamo integrato l’olivicoltura e puntato molto sul turismo. Castiglione della pescaia è una zona con una forte vocazione turistica, e ci è sembrato naturale unire ospitalità e valorizzazione dei prodotti agricoli.

Nella vostra comunicazione vi posizionate come “L'Evoluzione della Tradizione”, come definireste questa evoluzione?

Per noi “evolvere la tradizione” significa non abbandonarla, ma aggiornarla, renderla sostenibile, innovativa e al passo con i tempi. L’oliveto superintensivo ne è un esempio: non sostituisce il modello tradizionale, ma lo affianca, garantendo produttività e qualità, con un approccio tecnico più moderno.

Qual è il significato per voi di mantenere una tenuta con diversità agricola, includendo oliveti tradizionali, superintensivi e altre coltivazioni?

La diversificazione è fondamentale, soprattutto in agricoltura, dove il clima può essere un grande alleato ma anche un avversario. Avere produzioni diverse ci permette di bilanciare le annate difficili e guardare al futuro con maggiore stabilità economica.

Cosa evidenziereste del modello di oliveto superintensivo rispetto a quello tradizionale?

L’approccio al superintensivo è stato complesso: non si lavora più solo da olivicoltori, ma da ortofrutticoltori. Richiede più attenzione agronomica, ma consente anche una riduzione significativa dei costi di produzione. È un modello sostenibile anche economicamente e ci ha permesso di integrare meglio l’olivicoltura nella nostra azienda.

Cosa vi ha portato a scegliere le varietà Coriana e Lecciana per la vostra tenuta di 8 ettari?

La scelta è avvenuta su consiglio dei tecnici di Agromigliora, con cui collaboriamo da tempo. Queste varietà ci garantiscono una maggiore stabilità dell’olio, un contenuto molto alto di polifenoli e una durata commerciale prolungata senza decadimento qualitativo, fino ad agosto o settembre.

Dal punto di vista della redditività, quali risultati avete osservato finora con l'oliveto superintensivo?

Attualmente ci avviciniamo alla piena produzione. Quest’anno abbiamo raggiunto una media di circa 10 tonnellate per ettaro e contiamo di arrivare a 12-13 nel giro di uno o due anni. È un risultato molto positivo che conferma la validità del modello.

Cosa consigliereste ad altri agricoltori che stanno considerando di investire in questo modello di coltivazione?

I costi per ettaro sono più bassi, fatta eccezione per le concimazioni, che vanno seguite con più attenzione. Abbiamo fatto molte prove tra diverse tipologie di fertilizzanti, ottenendo risultati concreti. Questo approccio ci consente di adattare rapidamente la gestione dell’impianto alle condizioni dell’annata.

Quali tecniche o tecnologie utilizzate per ottimizzare il rendimento dell'oliveto e garantire la qualità dell'olio?

È una delle poche colture che mi sento di consigliare anche a chi non viene dal mondo agricolo. Con il giusto supporto tecnico, si può fare un lavoro eccellente anche con poco personale. Tuttavia, è essenziale avere competenze specifiche, o almeno affidarsi a tecnici esperti.

In che modo l'innovazione e i nuovi modelli di coltivazione potrebbero influenzare il lavoro del vostro frantoio?

Monitoriamo la resistenza al distacco dell’oliva per cogliere il momento ottimale della raccolta ed evitare sia anticipazioni che sovramaturazioni. Inoltre, la rapidità nella lavorazione è un nostro punto di forza: entro 40 minuti dalla raccolta siamo già in frantoio, dove le olive vengono frante immediatamente. Questo ci consente di ottenere un olio di altissima qualità.

Quali iniziative avete implementato per attrarre visitatori interessati al turismo oleicolo?

Abbiamo due strutture chiave: l’agriturismo, attivo tutto l’anno, con appartamenti indipendenti per gli ospiti, e una gastronomia agricola, aperta nel 2023. Qui trasformiamo tutti i nostri prodotti: ortofrutta fresca, conserve, sott’oli, marmellate, sughi e, naturalmente, olio. Tutto è coltivato, trasformato e commercializzato all’interno dell’azienda.

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Quali sono i prossimi passi per Azienda Pavone in termini di espansione agricola o turistica?

Siamo in costante evoluzione, attenti alle opportunità che il territorio e il mercato ci offrono. Dopo aver raggiunto buoni risultati con l’olivicoltura superintensiva e il comparto turistico, stiamo valutando nuove sinergie e sviluppi futuri, sempre mantenendo il legame con la nostra identità agricola.

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