Possono le strategie di sostenibilità aumentare la redditività delle aziende agricole?

Possono le strategie di sostenibilità aumentare la redditività delle aziende agricole? 

I concetti di carbon footprint, mitigazione delle emissioni e cattura del carbonio sono termini che negli ultimi tempi stanno irrompendo nella vita di molti tecnici e produttori e suscitando in loro preoccupazione e curiosità

A queste incertezze si aggiungono le diverse scuole di pensiero, le interpretazioni, i pareri, i diversi approcci e proposte che di certo non aiutano a chiarire la reale situazione e quindi a generarne fiducia (Eckelamp M., 2022); Senza allarmismi però, è giusto sapere che esistono dei giusti strumenti per garantire la corretta informazione e facilitare la transizione, azzerando l’incertezza.

Nell’ambito dell’applicazione di questi concetti, un aspetto fondamentale da tener presente è l’atteggiamento del produttore nella scelta della strategia di gestione delle produzioni. Infatti, questa determinerà sia le prestazioni della produzione sia la sua redditività diretta e indiretta, ma attenzione, contrariamente a quanto si possa pensare, le strategie non saranno volontarie ma andranno di pari passo con le esigenze che governi e mercati imporranno. È un dato di fatto che d’ora in avanti le strategie dovranno puntare, ancor più di quanto si stia facendo, a tecniche di incremento della sostenibilità e mitigazione delle emissioni e, dal momento che ci troviamo di fronte a un’emergenza climatica, vi sarà l’obbligo di ridurre le emissioni del 30% entro il 2030 per raggiungere la neutralità climatica nel 2050 come da direttive europee dettate dal “Green Deal”.  Fino ad oggi, infatti, i meccanismi di produzione agricola si sono basati fondamentalmente sulla gestione integrata ma, assistendo ogni anno a repentini e dannosi cambiamenti climatici, le misure di mitigazione, che fino ad oggi sembravano futuristiche, si inaspriranno andando a modificare obbligatoriamente e velocemente le metodologie gestionali. 

Piattaforma IRRIMAN per la gestione dell’irrigazione e della fertilizzazione basata su dati dai sensori e direttive di gestione basate sulla ricerca (UPCT)

Riduzione e gestione delle emissioni

A livello globale, l’agricoltura rappresenta il settore che emette in atmosfera circa il 15% delle emissioni totali di CO2 e circa il 60% delle emissioni di gas serra diversi da CO2 (metano e protossido di azoto) (IPCC, 2022). A questo si aggiunge la perdita di carbonio organico del suolo (COS), per effetto delle pratiche agricole (Martinez-Mena et al., 2019), con l’aggravante che questo carbonio costituisce una grande fonte di cattura di C.  Il rapporto IPCC del 2022 ha rivelato che gli eventi estremi legati al riscaldamento globale avranno conseguenze disastrose irreversibili, poiché i governi non hanno ancora adottato misure sufficienti per mitigare l’emissione dei gas serra.  

Per tutte queste ragioni, si prevede che l’agricoltura sarà uno dei settori più regolamentati e che, nei prossimi mesi, verranno attuati i principi legislativi che ne regoleranno le misure, la loro gestione, il controllo e l’obbligatorietà.  A livello imprenditoriale e degli investimenti, la Banca Centrale Europea già stabilisce dei limiti, non finanziando investimenti che non garantiscano una riduzione delle loro emissioni di almeno il 50%, oltre ad altri pacchetti relativi al focus ambientale come la gestione dell’acqua (Martínez-Pardo et al, 2022). Chiaramente, il mercato si sta già muovendo e i clienti stanno ormai chiedendo ai produttori di rendicontare la propria impronta di C. e le misure di mitigazione nella riduzione delle emissioni sia a breve che a medio termine. 

La tabella di marcia prevede quindi la riduzione di emissioni di gas serra nelle aziende agricole, il raggiungimento della neutralità climatica e, se possibile, la vendita del carbonio.  Tuttavia, sorge il dubbio generalizzato su come affrontare il calcolo della quantificazione, della mitigazione e della cattura.  Per quanto riguarda la quantificazione iniziale, devono essere seguite le raccomandazioni per il calcolo, raccolte nella norma ISO 14064-1, GHG Protocol o PAS 2050, che esprimono l’impronta di Carbonio in tonnellate o kg di CO2. Se si esaminassero in dettaglio i sistemi agricoli, si nota una fonte di emissioni proveniente dai macchinari nei lavori, l’uso di fertilizzanti e pesticidi, pratiche di coltivazione non adeguate e cambiamento della destinazione del suolo, sono tra i componenti principali di questa impronta.

 

Telaio multiplo per la simultaneità di lavori di I David, generato con il progetto H2020 Diverfarming
Telaio multiplo per la simultaneità di lavori di I David, generato con il progetto H2020 Diverfarming

Ottimizzazione e gestione delle attività

In tal senso, la mitigazione delle emissioni e la riduzione dell’impronta di Carbonio derivano da un’adeguata gestione del lavoro e ottimizzazione nell’uso di questi fattori. Attualmente, la tecnologia immessa sul mercato e il trasferimento dei risultati della ricerca sono in una fase avanzata, infatti sono a servizio del produttore già diverse tecnologie in grado di soddisfare queste esigenze, ad esempio si potrebbe usufruire di macchinari con telai multipli che consentono il lavoro simultaneo, riducendo di conseguenza il consumo di carburante (Diverfarming, 2022), strumenti digitali integrati con attrezzature per l’irrorazione in grado di ridurre i passaggi e gli apporti di pesticidi (Sandonís-Pozo et al., 2022), tecnologie per l’irrigazione sotterranea che ottimizzano l’apporto localizzato di fertilizzanti e acqua in zone radicali efficaci (Ionescu et al., 2018) o l’uso di piattaforme di aiuto al processo decisionale nella gestione dell’irrigazione e della fertilizzazione con l’applicazione di sensori e algoritmi come la piattaforma IRRIMAN (Berrios et al., 2022).  Nelle aziende dove queste tecnologie sono già in uso sono stati calcolati notevoli risparmi, perfino del 21% sui fertilizzanti e del 35% delle emissioni di gas serra (Zornoza et al., 2016).  Queste sono alcune delle strategie che possono accompagnare i produttori nel loro cammino verso la sostenibilità delle loro aziende agricole (figura 1). 

Copertura vegetale seminata nei filari di coltivazione di mandorli a siepe

Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che l’agricoltura può anche essere un importante “giacimento” di CO2 se solo le pratiche gestionali fossero applicate in modo corretto ed adeguato. L’apporto di materia organica o resti di potatura, l’uso di coperture vegetali (Figura 2) (Mourugan-Coronado et al., 2020; Di Bene et al., 2022) e pratiche di non lavorazione (Alvaro-Fuentes et al., 2014), potrebbero essere fondamentali per tale scopo. Numerosi autori hanno quantificato questi “giacimenti” e hanno stimato che, con una buona gestione, i sistemi agricoli potrebbero arrivare a mitigare tutte le loro emissioni o addirittura eccedere, catturando più di quanto emettendo (Visconti et al., 2017; Mayer et al., 2022). Per tutti questi motivi, si è iniziata a prendere in considerazione l’inclusione dei sistemi agricoli nei mercati volontari di Carbonio, generando un reddito extra per gli agricoltori derivante dalla cattura del carbonio effettuato dalle loro colture. Al momento, nell’UE, queste misure sono previste solo per le colture estensive e i pascoli, in modo decentralizzato e senza regolamentazione istituzionale. 

Copertura vegetale spontanea nei filari di coltivazione di mandorli a siepe.

Regolamentazione e misure di mitigazione

Pertanto, troviamo Gt di carbonio catturato non rendicontato e non valutato, molto probabilmente a causa della sua bassa stabilità e della disparità di criteri tra l’ambiente scientifico e il mercato di C (Smith, 2014). Per questo motivo, dall’Unione Europea si sta lavorando con tutti gli agenti coinvolti, cercando di raccogliere, con solide linee guida, le basi per la rendicontazione, la registrazione e la revisione contabile dei C. Va sottolineato che, in tal senso, il Ministero dell’Agricoltura ha già informato del sostegno all’UE nella creazione di un quadro normativo affinché l’agricoltura consenta di certificare sia la riduzione delle emissioni che la cattura del carbonio, potendo così trarre vantaggio dal grande ruolo che l’agricoltura apporta nella contabilità nazionale ed europea (MAPA, 2022). 

Riassumendo, in risposta alla domanda sul rapporto tra sostenibilità e redditività, c’è solo una risposta possibile: sì, certo che sì. Un sistema agricolo produttivo sostenibile implica un sistema equilibrato che sfrutti tutte le sue risorse endogene come lo sviluppo microbico del suolo che, oltre a catturare il carbonio, fornisce nutrienti, ossigenazione e riduzione dell’erosione, una biodiversità generata dalla fauna ausiliaria riparata nelle nicchie delle coperture vegetali e delle colture intercalari o delle siepi, nonché una rendita extra in caso di colture intercalari o coperture vegetali utilizzabili. Oltre ai benefici già citati, si aggiungono la riduzione al minimo dell’uso di input quali combustibili, acqua, pesticidi e fertilizzanti. I benefici economici dell’addizionalità di queste misure sulla mitigazione e la cattura di carbonio rimangono da implementare. 

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