Agricola Dipietro: custodi della tradizione, pionieri dell’innovazione

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L’innovazione per garantire futuro alla tradizione

Agricola Dipietro: custodi della tradizione, pionieri dell’innovazione

Dai primi anni 2000, il comparto olivicolo italiano ha iniziato a conoscere e adoperare un nuovo modello di gestione degli alberi di olivo, l’allevamento a parete. In realtà questa tecnica colturale era già nota ai produttori italiani ma solo su alberi da frutto. Fu la Spagna che, alla fine degli anni 80, iniziò a sperimentare queste tecniche di allevamento sugli alberi di olivo. Il risultato fu sorprendente in quanto vennero riscontrati notevoli risparmi economici nella gestione, diminuzione della mono d’opera perché meccanizzati, precoce entrata in produzione oltre a costanti produzioni nel tempo. Tutto questo portò la nuova ed innovativa tecnica colturale ad essere diffusa in tutto il mondo.

L’avvento dell’allevamento a parete sul territorio italiano suscitò scalpore tra i produttori in quanto la loro visione era saldamente legata alle tradizionali tecniche colturali.

Poche furono le realtà visionarie che riuscirono a coglierne i reali vantaggi, una di queste, ormai pioniera dell’allevamento a parete, è stata l’Azienda Agricola Di Pietro, realtà a gestione familiare ubicata in uno dei territori italiani dalla massima vocazione olivicola, Andria in Puglia.

 

Presentazione dell’Azienda Di Pietro

L’attività agricola nasce negli anni ‘60, quando il sig. Riccardo Di Pietro, giovane agricoltore, inizia a coltivare piccole superfici olivetate. Con il tempo, grazie al duro lavoro e alla maniacale cura delle piante di olivo, iniziò a prendere forma una vera e propria azienda agricola, tutt’oggi in piena attività. Dagli inizi degli anni ’80 il sig. Riccardo ha potuto contare sull’aiuto dei suoi figli, Nicola e Alfonso che hanno reso la “Agricola Di Pietro” una realtà leader del settore agroindustriale.

 

Oggi, infatti, l’Azienda conta oltre 600 ettari di superficie in produzione ricadenti in agro di 5 comuni (Andria, Minervino, Canosa di Puglia, Cerignola e Barletta) oltre a possedere uno dei frantoi oleari più grandi d’Italia con oltre 80.000 tonnellate di olive molite all’anno.

 

Nel 2010 la “Agricola Di Pietro” decide di rompere gli schemi dettati dalla tradizione territoriale e focalizza l’attenzione sulle emergenti ed innovative tecniche di gestione della pianta d’olivo, l’allevamento a parete. Nel 2022 l’Azienda conta oltre 350 ettari così allevati.

 

Il territorio e la tradizione

Il territorio di Andria e comuni limitrofi, ogni anno fornisce al mercato nazionale oltre il 25% dell’olio d’oliva e lo fa coltivando olivi secondo le tecniche di allevamento tradizionali. I sesti di impianto principalmente adoperati sono di 5 metri per 5 coltivando circa 400 piante per ettaro, ma si adoperano anche sesti superiori a 15 metri per 15.

Tutta la gestione di questi oliveti è manualmente o con l’ausilio di attrezzature specifiche per la raccolta. Le cultivar coltivate sono Coratina per la maggior parte ma anche Leccino, Frantoio, Cima di Bitonto e altre in quantità inferiori. Le caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche degli oli ottenuti in questi areali e con queste varietà sono di primaria eccellenza con caratteristiche sensoriali molto elevate.

Criticità degli ultimi anni

Purtroppo, molto spesso la qualità ottenuta non ripaga gli sforzi e le spese che ogni anno l’imprenditore olivicolo deve sostenere per ottenerle. Da qualche anno, causa i cambiamenti climatici e le problematiche socioeconomiche, si stanno generando situazioni poco piacevoli al comparto al punto tale che molto spesso risulta più conveniente abbandonare l’attività anziché continuare a gestirla.

In particolar modo quest’anno appena trascorso, il bilancio è stato particolarmente negativo sia per i produttori sia per i frantoiani e, per risonanza, per il consumatore finale. I costi eccessivi dei fertilizzanti, l’incidenza del prezzo dell’elettricità, i repentini sbalzi termici, la carenza di piogge per duraturi periodi, la scarsa produzione e la difficoltà nel reperire mano d’opera hanno inciso negativamente sull’annata rendendola quasi catastrofica.

La visione lungimirante

La visione lungimirante della “Agricola Di Pietro” nell’adozione di nuove ed innovative tecniche di allevamento, ha fatto sì che le problematiche venissero meglio controllate e quindi l’impatto avuto sul bilancio aziendale è stato molto meno aggressivo.

Infatti, l’allevamento a parete degli olivi ha garantito un ponderato utilizzo delle risorse idriche e dei fertilizzanti quindi anche con bassa incidenza sull’ambiente, una minore dipendenza dalla mano d’opera in quanto tutte le pratiche colturali sono state eseguite con macchine e attrezzi specifici, la velocità nella raccolta ed in fine ha garantito alta qualità negli oli ricavati. Il tutto riassumibile in un notevole risparmio economico dove a goderne ci sono anche i consumatori.

Dopo anni di esperienza, secondo i fratelli Di Pietro, la tecnologia, il rinnovamento e l’ammodernamento delle tecniche colturali sono l’unica strada ad oggi percorribile per risollevare le sorti di un comparto che per secoli ha scritto la storia italiana ma che purtroppo sta pian piano cedendo la leadership ad altri paesi nel mondo che hanno letto meglio il futuro.

Il loro intento, ovviamente, non è quello di abbandonare la tradizione, questo è impossibile e soprattutto impensabile, ma quello di far camminare parallelamente il passato con il futuro, il tradizionale con il moderno, ritenendosi così custodi della tradizione e pionieri dell’innovazione.

I primi impianti olivicoli a parete

Le difficoltà riscontrate soprattutto nei primi anni non sono state poche né tantomeno semplici da gestire. Essendo stata una delle prime aziende a modernizzare la coltivazione degli olivi le critiche da parte del mondo olivicolo, istituzionale e sociale non hanno tardato a farsi sentire.La rivoluzione e la rottura degli schemi tradizionali di allevamento soprattutto in areali legati alla tradizione come quello pugliese, non è stata vista di buon occhio da nessuno, accusando la depauperazione del paesaggio, la perdita della tipicità e l’abbassamento della qualità dell’olio.

Fortunatamente la perseveranza ha prevalso sulla paura e l’azienda Di Pietro non si è fatta intimorire. La risposta a tutte queste critiche è stata data tre anni dopo la realizzazione del primo impianto, anno in cui la prima macchina raccoglitrice è entrata in campo per effettuare la raccolta. Lo stupore fu assoluto, ammirare la velocità e la semplicità del lavoro oltre ai quantitativi di olive prodotte sono stati essenziali per scardinare i discorsi e le critiche ricevute.

La ciliegina sulla torta è stata l’assaggio dell’olio ottenuto, ovviamente molito nel frantoio aziendale, che ha rotto tutti gli indugi.

Da quel momento l’imprenditoria e le istituzioni locali e nazionali hanno iniziato ad interessarsi, seppur in punta di piedi, a queste nuove tecniche colturali e soprattutto ai vantaggi che garantiscono. Alcune critiche però sono continuate, soprattutto relative all’utilizzo delle varietà non italiane. Infatti, nei primi anni di adozione dell’allevamento a parete, le varietà utilizzate erano esclusivamente di passaporto estero, in primis Arbequina, Arbosana e Koroneiki. Queste le prime cultivar che hanno meglio risposto a questo tipo di gestione in quanto la loro struttura, particolarmente nanizzante, risultava essere ben adatta alla gestione meccanizzata. Il punto negativo lo dava l’olio ottenuto che, seppur di qualità, presentava caratteristiche organolettiche non eccelse e destinabili solo ad alcuni mercati.

Per sopperire a questa lacuna, l’Azienda Di Pietro ha voluto rispondere affidandosi nuovamente alla propria visione, riponendo massima fiducia in nuove varietà, questa volta di origine italiana.

Efficienza, sostenibilità e rendimento. La rivoluzione olivicola Made in Italy

Attraverso studi e miglioramenti genetici e grazie alla stretta collaborazione con centri di ricerca e Università italiane, sono nate sei varietà Made in Italy che garantiscono oli con caratteristiche organolettiche e qualitative in grado di soddisfare tutte le esigenze di mercato mantenendo le peculiarità strutturali e di allevamento ereditate dalle varietà predecessore. Anche in questa occasione, i Di Pietro non hanno lasciato nulla al caso e hanno voluto ulteriormente scommettere su questa nuova sfida. Nel 2014, infatti, hanno impiantato i primi oliveti delle varietà Lecciana e Coriana oltre ad altre sperimentali tutte italiane.

 

Dalla terra alla tavola

Ad oggi il successo ottenuto è altamente gratificante al punto tale che la nuova generazione della famiglia, i giovani Riccardo, Domenico, Alfonso e Riccardo, figli di Nicola e Alfonso hanno intrapreso l’attività di imbottigliamento degli oli ottenuti da queste cultivar esportando sui mercati nazionali e internazionali.

Oggi la “Agricola Di Pietro”, dal punto di vista commerciale riesce a gestire con molta semplicità gli oli ottenuti dai nuovi impianti produttivi, con molta più soddisfazione rispetto a quelle che erano le iniziali aspettative. La giusta armonia dei sapori, il bilanciamento dei profumi e l’equilibrio del retrogusto piccante garantiscono l’apprezzamento da parte di tutti i palati, dai più semplici ai più esigenti.

Conclusioni

L’Italia è da sempre componente abituale del podio internazionale come paese produttore ed esportatore di olio extra vergine di oliva. Questa leadership però, con il tempo, la stiamo perdendo, cedendo il passo a Paesi più organizzati ed evoluti del nostro. L’innovazione, la tecnologia e la cooperazione sono gli unici elementi che possono ritornare a renderci grandi nel mondo e, soprattutto, possono far risuonare in tutti i mercati il nostro marchio di fabbrica, il “Made in Italy”.

 

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